Justified text.

Treno in arrivo al binario cinque. Affrettatevi!

Piccolo compendio per (non) passare di palo in frasca

By Romeo Gand

Muovendomi per la città, a piedi o in macchina, in attesa alla fermata dell’autobus o navigando su Internet: ovunque vengo investito da una pioggia di dati e di informazioni. “Ecco i nuovi importi delle fasce ISEE”; “adesso aperti anche la domenica”; “operaio cade dall’impalcatura, grave”; “meteo: esplosione Artica con bolla d’aria gelida! (sic)”; “saldi!”; “colpita base Usa in Giordania”, et cetera. Ognuna di queste lapidarie successioni di numeri e parole vorrebbe prendersi un pezzettino di me: del mio denaro, del mio tempo, della mia attenzione, dei miei pensieri. Del mio agire. Ma io mi domando: dove dovrebbe portarmi questa profusione quotidiana di notizie sul mondo che abito?

I dati e le informazioni

Cerchiamo di mettere chiarezza. Anzitutto, benché nel linguaggio corrente vengano spesso impiegati come sinonimi, dati e informazioni sono nozioni distinte: un dato è un elemento semplice, di per sé incapace di trasmetterci una conoscenza effettiva circa le cose del mondo. L’informazione è invece il significato che possiamo produrre elaborando un insieme strutturato di dati in un contesto specifico. Soltanto un insieme coerente di dati può codificare – cioè rappresentare in maniera tangibile – una vera e propria informazione, permettendoci di accedere a una conoscenza concreta della realtà che ci circonda. Così il dato “50” non ci dice nulla, ma lo stesso “50” in una targhetta affissa a lato di un portone significa che siamo arrivati al cinquantesimo civico di una strada. I dati 5 e 12:15 non significano niente, ma giustapposti a fianco di una banchina di una stazione segnaleranno che il treno del binario 5 arriverà alle dodici e un quarto. E via dicendo.

Oltre l’informazione

A sua volta però, l’informazione rappresentata dai dati non è altro che una constatazione di accadimenti. L’informazione comunica e descrive degli stati fattuali, ci permette di prendere conoscenza del modo in cui le cose si sono presentate, si presentano o si presenteranno. Ben altra domanda è: quale rilievo ha per noi quell’informazione, cosa implica nella e per la nostra vita? Essere arrivati al n°50 della via Taldeitali ci dice che dobbiamo entrare in portineria? Il treno in arrivo alle 12.15 ci dice che è giunto per noi il momento di partire? In altri termini: l’informazione vuol dire qualcosa del mondo, ma non può – ipso facto – voler farci fare qualcosa nel mondo. Un’informazione, naturale o convenzionale che sia, significa sempre e soltanto uno stato di cose. Una nuvola nera rimanda alla pioggia. Ma la pioggia rappresenterà il momento di aprire l’ombrello o di ringraziare gli dèi per la fine della siccità? Nessuna informazione può di per sé implicare logicamente una condotta, cioè prescrivere un’azione: si tratta di quel famoso salto logico fra relazioni di natura diversa, attraverso cui si pretenderebbe in modo improprio di ricavare prescrizioni su come le cose dovrebbero essere a partire da osservazioni su come esse sono.

Un’informazione potrà implicare una condotta solo in forza di qualcos’altro, come un’abitudine consolidata (rientro a casa ⇒ mi devo togliere le scarpe), di una convenzione sociale (il semaforo è rosso ⇒ mi devo fermare), o di un posizionamento individuale sull’esistente, derivante dal modo in cui una moltitudine di informazioni vengono connesse fra loro all’interno di una particolare visione del mondo. La stessa informazione potrà dunque implicare azioni diverse, se non addirittura opposte, a seconda di chi sia chiamato a interpretarne il significato:

“È arrivata la polizia!”

⇒ [rapinatore] “è il momento di scappare”; ⇒ [rapinato] “inseguite quell’uomo!”

“Bollettino dei caduti: anche oggi più di 500 morti”

⇒ [pacifista] “questa strage deve finire!”; ⇒ [Stato Maggiore dell’esercito] “urgono altri rinforzi.”

Il feticismo dei fatti

La nostra civiltà pare invece aver sviluppato una vera e propria ossessione:

  • per le informazioni, questi suffumigi di attualità cui doversi sottoporre quotidianamente. Che si tratti di informazioni ufficiali o di controinformazioni, di informazioni “verificate” o di supposte “disinformazioni”, siamo ad ogni modo immersi in un flusso incessante di notizie, che non consente la produzione di alcun tipo di considerazione più generale e astratta, che sia cioè svincolata dall’ossessione masturbatoria per quello che succede qui ed ora.
  • per i fatti, come se questi potessero indicarci - stelle polari dell’agire - il cammino più giusto da seguire.

Quotidianamente assuefatti da (presunti) dati di fatto, sembra non ci sia più concesso di andare oltre questa coltre inerte di constatazioni. Ci dimentichiamo così non soltanto di prendere in considerazione le ragioni e i sentimenti che hanno determinano tali situazioni, ma anche che tutte le descrizioni fattuali del mondo - non importa quanto accuratamente accumulate ed elaborate - dovrebbero rappresentare per noi soltanto il punto di partenza per decidere come agire nel mondo. Parafrasando Luigi Pirandello, i fatti presi da soli sono allora «come dei sacchi, che vuoti non si reggono». Per farli stare su, ci occorre non soltanto una cognizione globale delle cause che li hanno originati, ma anche una vaga idea di cosa vorremmo farcene.

Share: Twitter Facebook